26 Oct
26Oct

L’operazione del Presidente turco tra bombardamenti e nuovi accordi.

La Siria dal 9 ottobre non è più la stessa. La Turchia di Erdogan, infatti, ha iniziato quella che il Presidente turco ha definito come “Fonte di Pace”. Ma si può parlare di pace quando bombe e raid aerei distruggono città e persone? Il tutto è iniziato quando Donald Trump ha deciso di ritirare le forze statunitensi in Siria nordorientale. Questa decisione ha fatto sì che Erdogan potesse iniziare con le sue operazioni contro i curdi, considerati dalla Turchia come un’organizzazione terroristica. In realtà i curdi hanno combattuto l’Isis, con l’aiuto degli stessi Stati Uniti. Il piano di Ankara prevede di creare una zona cuscinetto per i siriani che si trovano in Turchia da 8 anni, dopo esser fuggiti dalla guerra civile, e di bombardare alcune zone della Siria, come Kobane. Così facendo, però, Erdogan ha aperto le porte a tutti quei terroristi jihadisti, catturati dai curdi. Tante le vittime di questa operazione che non sembra avere i connotati di una pace, come Hevrin Khalaf, presidente del partito “Futuro della Siria”, uccisa in un attentato dall’Isis. Si è anche insinuato il dubbio che la Turchia abbia iniziato a usare il napalm e il fosforo bianco. In questo mortale gioco a scacchi, però, sembra che sarà Putin a fare scacco matto: da una parte scendendo in campo come mediatore tra le parti, dall’altra mantenendo la sua posizione di alleato e protettore di Damasco, a cui i curdi hanno chiesto aiuto. Ed è proprio ciò che sta accadendo: il Presidente russo, infatti, è riuscito a trovare un compromesso con Erdogan. Questo accordo prevede che la Turchia controlli una zona di 30 chilometri al confine con la Siria e che i curdi abbandonino il territorio; che Putin invii delle truppe per aiutare a controllare il confine e che la Russia riconosca il controllo turco della zona di Tal Abyad-Ras al Ain. Alla luce di tale accordo c’è quindi da chiedersi come continuerà l’operazione “Fonte di pace”. Per ora non resta altro che aspettare di vedere come si evolveranno i precari equilibri stabiliti. Una cosa, però, è certa: che a pagare le spese di questa tragica partita di "Risiko" sono e saranno i civili.

ELISABETTA AMATO

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