11 Nov
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Da giovedì 7 novembre 2019 la legge 117/2018 non  è più solo una teoria, bensì una realtà effettiva. Il problema dei bambini dimenticati in macchina sta diventando una emergenza internazionale. Basti pensare che solo negli Stati Uniti muore così un bambino ogni dieci giorni ed è assurdo. Ciò accade soprattutto nei mesi estivi, durante i quali le temperature sono molto elevate e i decessi avvengono in modo particolare per ipertermia, asfissia e arresto cardiaco. In Italia sono stati otto i casi più eclatanti nel corso di dodici anni: il primo nel 1998 a Catania. Poi nel 2008 un altro caso in provincia di Lecco, nel 2011 a Teramo e uno a Perugia, nel 2013 a Piacenza, nel 2015 a Vicenza, nel 2016 a Livorno, nel 2017 ad Arezzo e l’ultimo nel 2018 a Pisa. Ancora più sconvolgente è il fatto che la maggior parte dei genitori coinvolti sono persone normali, amorevoli e attenti che non hanno mai sofferto di disturbi mentali o affetti da malattie psicotiche. Purtroppo, spesso la tragedia si innesca per la combinazione di più fattori all’apparenza banali, come lo stress, la fretta, piccole variazioni nella routine quotidiana di una famiglia qualsiasi. A tal proposito, in seguito alle molteplici segnalazioni e a queste tragiche morti bianche, il governo italiano ha preso un provvedimento esemplare: è d’uopo inserire all’interno dell’auto, con bambini a bordo di età inferiore ai quattro anni, un dispositivo salva-bebè. Quest’ultimo dev’essere costituito da uno o più elementi interconnessi, la cui funzione principale è quella di prevenirne l’abbandono all’interno dell’abitacolo. È importante però fare un po’ di chiarezza. Infatti, non si tratta di comprare necessariamente un nuovo seggiolino, ma è possibile aggiungere il dispositivo a quello che già si possiede, purché sia autocertificato e conforme al decreto 122 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 2 ottobre 2019. Si tratta di sensori collegati al cellulare del conducente che si attivano nel momento in cui il piccolo passeggero è seduto. Quando la persona alla guida si allontana dall’auto, i sensori si attivano e ne segnalano la presenza con un allarme di pericolo che arriva direttamente sullo smartphone. La norma non vuol essere solo una misura salvavita, ma soprattutto un gesto di civiltà verso i più indifesi della società e quindi i soggetti da tutelare e proteggere con maggiore attenzione. Fin qui tutto bene, ma come ogni questione italiana c’è sempre il rovescio della medaglia. Dal punto di vista tecnico, infatti, la normativa fa acqua da tutte le parti, poiché al momento dell’acquisto del dispositivo sarebbero previsti degli incentivi economici, che tuttavia non sono ancora disponibili. Dunque i dispositivi sono già obbligatori, ma le specifiche tecniche alquanto vaghe e non è prevista alcuna omologazione. A tal proposito, il ministro De Micheli apre al posticipo delle multe e afferma che c’è un periodo di adeguamento alla norma di 120 giorni dall’entrata in vigore; dopo tale data agli inadempienti, se fermati dagli organi competenti, saranno emesse multe salate e tolti 5 punti dalla patente. A tal proposito, sia il Pd che il M5s hanno già preparato un emendamento che farebbe slittare di qualche mese le sanzioni: ovvero un periodo cuscinetto che serva alle famiglie per informarsi bene e prendere coscienza della norma  e per consentire anche ai produttori di adeguarsi e di portare sul mercato dispositivi validi. Il ministro De Micheli ha tuttavia attaccato i suoi colleghi: “Trovo vergognoso strumentalizzare la vita dei nostri figli a fini politici. Questa legge dovrebbe costituire soltanto una conquista per tutti e non un motivo di polemica”.  Speriamo che la politica non faccia come al suo solito e prima di pensare ai propri interessi, metta al centro la salvaguardia della vita umana, soprattutto se quella da proteggere riguarda i nostri bambini. Al di là dei numeri, delle tempistiche e delle lacune, se la norma porta a prevenire la morte anche di un solo bambino sarà una vittoria per l’intera comunità.

BENEDETTA MARCHESE

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